martedì 6 novembre 2012

CHE STRAVAGANZA....

Lo scorso settembre sul Lago di Garda, ha debuttato vincendo nella classe libera Stravaganza , un prototipo  di 12,70 metri che monta la rivoluzionaria flying keel, una chiglia di 4 metri agganciata a una ruota davanti all'albero che permette di sbandare la lama di deriva sopravvento di 100°, portando il bulbo anche al di sopra del pelo dell'acqua per contrastare lo sbandamento generato da un piano velico enorme di 160 metri quadrati. Pare che il progetto sia costato più di un milione di euro. La vela sta evolvendosi a ritmi sempre più veloci, ma forse questi estremismi, al di là del risultato che portano, sono estranei al concetto dell'andare a vela. Il sotto scritto è persona aperta alle innovazioni, qualunque esse siano, ma l'idea di regolare quel filo di randa in bolina o lascare il fiocco al traverso, per trovare il giusto assetto, mi da ancora quel piacere, che probabilmente non avrei ruotando un bulbo sopravvento. 
Chissà se l'idea è venuta guardando il seguente video di Alex Thomson girato per uno spot di Hugo Boss, che da anche il nome al suo Open 60 .



1 commento:

  1. io la penso così: il piano di deriva orientabile come la deriva di prua (canard), i ballast in cui pompare l'acqua, e anche il doppio timone sono miglioramenti introdotti via via con i prototipi della classe Mini, poi esportati su barche più grandi (vedi appunto Hugo Boss). Obiettivo: aumentarne la velocità. Ma il limite resta il fattore umano: l'enorme vantaggio sulla carta di una barca sofisticatissima (ma spesso fragile) è appiattito dalla difficoltà di portarla al 100%. Quindi una barca rivoluzionaria portata all'80% equivale ad una barca tradizionale portata al 100%. Sono d'accordo: alla base rimane ancora il piacere che si prova nel far camminare al meglio la propria barca, qualunque essa sia. Buon vento..

    RispondiElimina