giovedì 27 settembre 2012

Battista, il timoniere che non sbaglia mai


Battista su Annina
Per chi come me naviga spesso da solo, il pilota automatico non solo semplifica la navigazione, ma risulta di estrema importanza anche per la sicurezza. I puristi della vela storceranno il naso, ma francamente a volte un po' di tecnologia e comodità non guasta. Così  il primo regalo che mi sono fatto è stato un Raymarine autohelm 1000+ , per gli amici " Battista ". Timona da paura, e tiene la barca in rotta senza sgarrare un grado, permettendomi  di issare code 0 o gennaker in tutta sicurezza da solo. L'installazione è semplicissima , l'ho eseguita personalmente, con l' unica accortezza: se avete il motore sul lato di poppa, montate l'autopilota nel lato opposto, in quanto la vicinanza del fuoribordo influenza la bussola magnetica, mandandolo fuori rotta. Se poi non avete, come me, un collegameto ad una stazione del vento, tenete presente che Battista vi porterà sempre nella giusta direzione, ma senza tenere conto di eventuali variazioni del vento, che sarà nostra cura rilevare per eventualmente correggere la rotta. Premendo un semplice pulsante , vira o stramba a vostro piacimento, consuma pochissima energia. Bello a volte lasciarlo timonare  di bolina e mettersi in murata a far da contrappeso godendosi la navigazione .Per non parlare dei lunghi trasferimenti a motore, che noia. Lasciagli la barra e rilassati in pozzetto magari con un buon libro. Se poi cambia il tempo metti Battista alla barra ed occupati di terzarolare in sicurezza.  Non a caso i navigatori solitari fanno dell'autopilota uno strumento irrinunciabile . Ci sono anche sistemi ingeniosi di rinvii ed elastici per ottenere risultati simili, ma io al mio fedele timoniere non rinuncio. Preciso, silenzioso, non dice mai di no e non si offende se lo rimproverate, anche se a dire il vero non  ho mai avuto bisogno di farlo e  se potesse parlare mi sa che il rimprovero toccherebbe a me.........Allego un piccolo video che illustra il funzionamento ( a motore )



i dieci nodi più usati in barca 7

Una brutta sorpresa

Recandomi alla molo della Lega Navale di Mandello del Lario, dove ormeggio Annina,  noto la sagoma di una barca a vela affondata a causa di un canale di scarico che,dopo un violento temporale, ha rovesciato una cascata d'acqua sulla prua della malcapitata imbarcazione, la quale sembrerebbe avesse anche un tambuccio aperto !. Credo sia la prima volta che vedo una barca affondata, e devo dire che mi ha lasciato una strana senzazione, come quando passi in autostrada davanti ad un grave  incidente. Fortunatamente il pronto intervento di un sommozatore coadiuvato dalla gru, ha permesso il ripescaggio, con relativa messa a secco per le dovute manutenzioni. Non sono mancati i classici e gustosi commenti in banchina dei curiosi riunitisi per l'inatteso spettacolo, ma sarà il caso di ometterli.......

lo sapevate che ....




Babordo e tribordo - Sinistra e dritta.
Babordo e tribordo venivano usati nella Marina francese e in quella olandese. Nella Marina italiana il lato sinistro e il lato destro sono sempre stati chiamati sinistra e dritta.
Le parole babordo e tribordo derivano dal francese babord e tribord, e da quelle olandesi bakboord e stierboord, che erano il lato interno (sinistro) ed esterno (destro) della pala del timone.
Dato che le parole usate da noi a terra, per identificare le cose, quasi sempre cambiano una volta che si è imbarcati, mi incuriosiva capire perché, mentre il lato destro diventa "a dritta", quello sinistro al contrario rimane "a sinistra".
Il motivo è semplice: non si vuole confonderlo con il vocabolo mancina, che esiste già e definisce una gru usata in banchina.
Fonte: www.ammiraglia88.it

 Un lettore mi invia questa annotazione, circa l'origine etimologica in questione.

 "Io sapevo che Babord e Tribord venivano dalla scritta Batrie presente a murata, sulle navi francesi, donde il lato dal quale si leggeva "Ba" (Babord - Sinistra) e "trie" (Tribord - dritta).."

Ringraziandolo per  la sua partecipazione attiva al blog, mi sono premurato di approfondire la questione, trovando tesi che avvalorano entrambe le spiegazioni, anche se, secondo alcune fonti una nave di nome Batrie non sia mai stata annotata su nessun registro navale francese.

Ma come spesso accade, tra i due " litiganti " il terzo gode infatti sembrerebbe che all'origine più probabile, si deve la nascita del termine al locale batterie che essendo molto pesanti veniva posto a centro nave, la scritta francese Batry era quindi posta in corrispondenza dell’asse longitudinale della nave ed anche qui il passaggio a Ba | Try è naturale.

Come sempre, il web è una fucina di notizie vere o false, a cui spesso si da credito gratuito, ma la cosa importante non è l'aver chiarito o meno il dubbio, ma il fatto di averne discusso con un affezionato lettore che mi ripaga del tempo che dedico alla nostra passione.
Buon vento.