giovedì 17 maggio 2012

L' articolo galeotto...

Credo che tutti noi felici possessori di un Explorer20, prima di aver acquistato la nostra amatissima barchina, ci siamo imbattuti in questo articolo dell'amico Marco Giudici, che sicuramente è stato galeotto nella mia scelta finale. Rileggendolo, da armatore di Annina, debbo dire che l'analisi rispecchia alla perfezione, la mia e penso altrui esperienza. Per chi pensasse di avvicinarsi a questo natante, consiglio vivamente di leggere questo racconto, che vi illustrerà le prerogative dell'EXPLORER 20, piccola ma grande barca.

Visto il notevole interesse riscontrato ho chiesto ad un amico di raccontarci del suo Explorer 20. Marco e’ un velista esperto, istruttore della Lega Navale di Genova, del suo giudizio c’e’ dafidarsi al di la del fatto di essere un armatore della barca in oggetto…
Eccovi la mia prova in mare, durata 24 mesi, dell’Explorer 20:
Progettista :Ing Carlo Bertorello
Cantiere :Coopnautica Fano
Lft :6.18
Lunghezza gall:6.05
Larghezza :2.40
Dislocamento :800kg ca
Sup Velica :25 mq
Armamento :7/8 senza volanti e paterazzo
Explorer 20Quando mi misi alla ricerca della mia barca dopo più di vent’anni di utilizzo delle barche degli amici l’unica cosa che avevo ben chiara in testa era che cosa ci avrei fatto:
uscite giornaliere anche in singolo o con scuola vela, regate locali, micro crociere di massimo due pernotti. … e quindi che barca mi serviva:
piccola, semplice, veloce, minimamente vivibile all’interno, economica da gestire, magari carrellabile per farsi un week sui laghi.
Il mercato non è pieno di barche così e comunque dopo circa sei mesi di incertezze e dubbi presi la decisione di scegliere lo sconosciuto, almeno a Genova, Explorer 20, dopo due anni posso dirvi cosa ne penso.
Tra di noi lo chiamiamo il “barchino”, perchè è il più piccolo, ma tutti quelli che l’hanno provato, e sono tanti, hanno poi detto che è una grande barca e come se non bastasse a detta di tutti è anche bella.
Pensata fuori dai canoni IMS le linee d’acqua ricordano di più quelle dei minitransat, sottile a prua, larga a poppa, un grande pozzetto aperto a poppa, una tuga che ricorda il cockpit di un aereo da caccia, pinna di deriva piuttosto stretta con un piccolo siluro da, se non erro, circa 200 kg,.si porta come una grossa deriva, ma a differenze delle derive quando la falchetta è quasi in acqua il bulbo inizia a lavorare e lo sbandamento rallenta, sente molto gli spostamenti di peso, specie il mio, ma nel bene come nel male.
Explorer 20 La mia versione è dotata di doppia pala del timone che, oltre al vantaggio di avere il fuoribordo proprio al centro dello specchio di poppa, permette si sentire sempre la barca come su un binario con la barra sempre leggerissima, la straorza è un evento straordinario perchè quando si raggiunge il limite si da una bella pruata nel vento sventando le vele e si riparte senza problemi.certo non è logico tenere troppa tela a riva e le mani di terzaroli si prendono prima che con barche più pesanti, ma in velocità non si perde nulla, anzi la barca tenuta poco sbandata cammina molto meglio.
No paterazzo, no volanti, crocette molto acquartierate con lande a murata hanno il grossissimo vantaggio di rendere tutto molto semplice, una volta centrato l’albero e regolate bene le sartie alte per dare il giusto aggolettamento all’albero e la giusta tensione allo strallo il più è fatto, più o meno tre giri di arridatoio alle sartie basse consentono di flettere o meno l’albero per ottenere una randa più o meno magra.
La mia randa è in dacron, iperallunata e dotata di sei stecche tubolari in vetroresina regolabili in tensione con una semplice chiave a brugola, una randa quasi da catamarano, semplice da gestire, facilissima da issare ed ammainare grazie ai garrocci, con le ariette non sbatte e con tanto vento è un’ala da aereo, il paranco della scotta lavora su un archetto in spectra tipo deriva lasciando libero il pozzetto.
Rispetto a quanto previsto del cantiere ho apportato le seguenti modifiche per la gestione delle manovre:
rotaie del fiocco a regolazione continua al posto dei barber
2 winch sel-tailing per le scotte al posto dei bozzelli a cricchetto
paranco vang con riduzione raddoppiata e riportato in tuga
tutte le manovre riportate in pozzetto ( drizze, borose, mura, cunningham, base randa ecc )
rollafiocco
All’interno, oltre alle quattro cuccette esistenti, ho fatto montare un serbatoio in plastica da 40 lt con pompetta a pedale, blocco con lavello e due fuochi a gas, mai usati.
Come va, va benissimo, con le ariette si muove sempre, con il vento giusto è divertente come una deriva, con il ventone basta ridurre e ci si muove in tutta tranquillità, i difetti, se vogliamo chiamarli tali, sono che non ama le boline impiccate, che soffre le onde alte e ripide di prua, che in condizioni di vento forte e rafficato non ama gli equipaggi sonnacchiosi perchè diventa molto reattiva.
La mia è attrezzata con bompresso estraibile per circa 140 centimetri ed orientabile di 15 gradi sopra e sotto vento, grandissimo vantaggio in poppa piena, il gennaker da 34 mq regala una spinta prodigiosa e solo una volta, causa prodiere poco reattivo e 20 e passa nodi di tramontana, ci siamo sdraiati, ma anche se siamo arrivati con il winch sottovento in acqua dopo pochi secondi eravamo nuovamente in assetto.
Quanto cammina: tanto in rapporto ai suoi 20 piedi, i J24 per stare davanti devono essere portati al 100%, durante una regata lo scorso anno abbiamo rimontato, in poppa con il gennaker, più di venti barche molto più grosse facendo letteralmente lo slalom a forza di strambate, facilissime da fare grazie al bompresso ed alle dimensioni della vela, di bolina si deve lasciarla camminare senza cercare l’angolo troppo stretto, si perde qualcosa di risalita, ma il guadagno in velocità è molto superiore alla perdita in angolo.
Si arma in 5 minuti, si disarma in 5 minuti, le manovre sono tutte piccole e leggere, mia figlia di 10 anni, in condizioni di vento normali, cazza il genoa a mano prima di passare la scotta sul winch, abbiamo usato le maniglie dei winch forse tre o quattro volte e quasi solo per gioco.
Esco da solo, con tre o quattro allievi anche alla prima uscita, con figlia ed amiche, con gli amici a cercare le emozioni della planata sotto gennaker e mai, ma proprio mai, ho pensato che stavo rischiando qualcosa, la barca è solidissima (e grazie a tre casse stagne inaffondabile), l’armo è granitico, le vele, che lavorano da due anni, e tanto perche esco tutti i week end, sembrano nuove.
Spesso sulle riviste di auto si legge che quella certa auto è ben vista dall’utenza femminile, l’Explorer 20 è visto benissimo dall’utenza femminile (è solo questo il motivo per cui in barca ci sono sempre ragazze, io c’entro tanto quanto niente), non ci sono grosse scotte o drizze da maneggiare, non servono i muscoli palestrati, tutte le manovre sono a portata di mano, la randa si gestisce facilmente, il genoa rollabile non ha mai dato problemi, il gennaker lo ammaina una sola persona in pochi secondi e lo si issa con sei bracciate, insomma tutto facile e non faticoso, le dimensioni ed il dislocamento della barca non danno quelle sensazioni a volte stressanti di grandi potenze e sforzi in gioco, 800 kg sono meno di un metro cubo d’acqua, un niente nel mare.
In due anni di uso intensivo ho avuto due rotture, il primo garroccio della randa, cotto dal sole perchè non perfettamente coperto dal copriranda e sostituito con uno molto più robusto e, proprio domenica scorsa, lo strozzatore della drizza della randa ( un harken micro su drizza in spectra da 4 mm parancata con bozzello in penna ) che sabato sostituirò con uno strozzatore Spinlock xb308. mai entrata una goccia d’acqua, lo scafo sembra uscito ieri dallo stampo, oltre alla pulizia della carena la sola manutenzione fatta è stata dare due volte dell’olio al teak della falchetta, meno di così non saprei fare.
Il motore da 4cv 4tempi ha sostituito un 6cv 2t che era troppo potente e girando sempre a poco più del minimo imbrattava la candela, con un filo di gas si viaggia a 4/5 nodi, ce ne cresce, il consumo è stato di 15 litri/anno.
Insomma sono più che felice della scelta fatta, è una barca che mi sento di poter consigliare a chiunque e che non ha nulla da invidiare, anzi il contrario, a modelli di dimensioni analoghe di grandi cantieri, ne sono state costruite circa una trentina e se non fossero sparse per la penisola con il salino varrebbe la pena di pensare ad una classe monotipo.
Questo è tutto. Marco

mercoledì 16 maggio 2012

OTTOvolante

A chi non è mai capitato di effettuare una strambata, magari con vento forte e con il boma che attraversa pericolosamente il pozzetto da una mura all'altra?. I meno attenti, sulle nostre piccole barche se la sono cavata con un bernoccolo in testa e per ovviare a tale inconveniente, sul mercato esistono dei sistemi di ritenuta del boma, che permettono di effettuare strambate in tutta sicurezza, frenandone la corsa e salvaguardando l'atrezzatura. Ma come spesso capita, tutto quello che è di pertinenza alla nautica ha costi elevati.

Navigando nel web, mi sono imbattuto nel sito di Zenzero, barca minitransat il cui skipper naviga per oceani, dove ho scovato la genialità, che ho prontamente mutuato per la mia Annina.
Al centro del boma, ben visibile Mr Otto.
Si tratta di un semplice OTTO da alpinismo, acquistato da Decathlon per ben 6 euri. Si fissa sotto il boma, in corrispondenza dell'attacco del vang e ci si fa scorrere all'interno una cimetta da 6 mm le cui estremità si fissano alla base delle sartie con un nodo di facile gestione: ben cazzata con venti sostenuti, leggermente lasca con le ariette. Vi assicuro che il tutto funziona egregiamente, e con la giusta regolazione si effettua la strambata in tutta sicurezza, senza preoccuparsi di cazzare la scotta o il trasto di randa.

Il sistema è migliorabile, rinviando le drizze in corrispondenza del carrello del fiocco ed aggiungendoci dei bozzelli con strozzatore. Così facendo si libera completamente il passavanti, altrimenti attraversato dalle drizze in tensione.

Semplice, di facile installazione ed economico, ma ricordatevi sempre di abbassare la testa!.

martedì 15 maggio 2012

CONSIDERAZIONI POST REGATA



Lo scorso anno, al termine di una regata sociale, corsa praticamente in solitario contro mostri come gli H22  i  Platu 25 e J24 , Mi chiesi come sarebbe stato bello e decisamente più divertente  confrontarsi ad armi pari con barche dello stesso livello. Da li l’idea di riunire gli armatori dell’ Explorer20 . In poco più di due mesi, riscontrando un entusiasmo che covava sotto le ceneri, abbiamo riunito buona parte della flotta. A novembre la prima mitica riunione di Bologna, con tanto di progettista e costruttore. Qualche idea buttata qua e là, e poi tutti in letargo invernale. Finalmente nella stagione in corso, Alfred buttava li l’idea di partecipare alla Lariox2 . Quale occasione migliore per confrontarsi finalmente a pari livello?. Detto fatto, tutti gli amici Lombardi si sono buttati con entusiasmo con Mauro che ha portato un pezzo di Adriatico.  Il resto è ormai storia, ampiamente documentata.

Fatto questo preambolo, mi sembra giusto fare qualche considerazione post regata, per fare un passo avanti nella costituzione di questa nuova classe.
Partendo dal presupposto, che gli Explorer in circolazione hanno ormai troppe differenze tra loro per certificare una stazza di classe, Mi sono domandato come fare per cercare di rendere simili le prestazioni delle nostre barche.

Durante la regata della Lario x 2 , ho osservato con attenzione le prestazioni tra i vari explorer . In particolare ho avuto modo di bordeggiare per qualche oretta con Guido e la sua Aisha , con refoli di vento e invelatura simile, Randa standard e ficco prima, sostituito da un cod 0 da entrambe le barche. Bene per tutto questo tempo le distanze sono rimaste praticamente identiche.Dall’altro lato, Alfred e Roberto , con vele più cattive e tecniche ma di taglio diverso ,  sono stati praticamente appaiati , mentre Massimo su H2O con velatura standard da crociera, teneva egregiamente il passo.  Da qui si evince che a parità di vento gli scafi sono del tutto vicini come performance. 
 Chiaro che con vento più sostenuto entrano in gioco molti fattori e le differenze si accentuano, compreso “ il manico “ dello skipper, ma è indubbio che gli scafi come appare logico sono praticamente equivalenti, ed anche le differenze tra mono e doppio timone non sono rilevanti. 

Da questo ragionamento, secondo me, si evince che, se vogliamo creare una classe il più possibile omogenia, dobbiamo lavorare sulle vele, e qui si può aprire un capitolo senza fine , ma con una base che secondo il mio modesto parere può regalarci future soddisfazioni.
L’armo classico dell’explorer ( vele bianche ) non è propriamente adatto ad un uso in regata,  o meglio, è decisamente migliorabile. E’ dunque importante capire tra i vari Armatori quali vele siano più adatte a rendere l’explorer più performante nei confronti delle altre imbarcazioni, e a sua volta renderlo “ ufficiale “ nei confronti diretti tra di noi.

Fatto questo lungo e spero non noioso preambolo, mi permetto di fare questa proposta, da valutare ponderare e migliorare, con il parere di tutti i diretti interessati e non.

Quindi:
-Un unica regata, fra l’altro con condizioni meteo fuori dalla norma, non è sufficiente per un giudizio equo.
-Credo sia utile nel corso di questa stagione, trovare nuove occasioni per confrontarsi, anche con regatine locali e da qui fare un attenta analisi sulle invelature migliori.
-Avvalerci dei nostri esperti, penso a Giudici per es che potrebbero dare un valido suggerimento.
- A fine stagione, riunirci come lo scorso anno e mettere le basi per la prossima stagione, con un piano di regate , creando magari una sorta di campionato interno al nostro club.
- Cercare di unificare ( in regata ) un piano velico uguale per tutti, contattare qualche velaio e spuntare le migliori condizioni economiche per la loro realizzazione.
-Considerando che risulta difficile spostare le barche dal lago al mare e viceversa, creare eventi dove si possano spostare gli equipaggi , sfruttando i mezzi in loco. Per esempio a novembre ci sarà sul lago l’internazionale INTERLAGHI a cui non potremo mancare.

Con i suggerimenti e l’aiuto di tutti, possiamo mettere le basi per divertirci e confrontarci ad armi pari.
Le basi ci sono, il gruppo anche, ci vuole tempo ( denaro aimè ) e passione, ma possiamo se vogliamo creare qualcosa di nuovo e stimolante, che magari in futuro potrebbe riservare risvolti interessanti per tutti noi.

Fiorenzo & Annina.

lunedì 14 maggio 2012

LARIOX2

I vincitori , Gagliardi Junior & Senior
Un nuovo, emozionante capitolo si è aperto con la XII edizione della Lariox2. Per la prima volta la classe  " EXPLORER 20 " ha fatto la sua apparizione, in una regata ufficiale FIV. Roberto e Gilberto gagliardi con il loro TAIPAN hanno trionfato da veri lupi di lago, in una nottata da tregenda, con venti ululanti a 40 kn. 
Con l'esclusione di una rottura strutturale al timone di Annina di Fiorenzo, ( in un momento di vento ancora tranquillo ) bene si sono comportate le nostre amate barchine, che hanno retto l'impatto del forte vento con onda formata.
Per la cronaca, la mattinata di sabato inizia con una bella giornata di sole ed un tivanello ( vento da Nord ) rinfrescante. Alla spicciolata i contendenti arrivano al porto Santa Cecilia di Dervio per prepararsi alla regata. Ben cinque gli explorer in gara:
Annina di Fiorenzo e Breto, Taipan dei Gagliardi, Chiodo Fisso di Alfred e Giuseppe, H2O di massimo e del suo secondo Carlo.
Aisha di Guido e Mauro skipper Nelson.
Al briefing ci viene comunicato l'allerta meteo per la nottata, con previsioni di forti venti da nord e temporali . Preso nota dei punti boa, si armano finalmente le barche e si scende in acqua per la lunga di 50 miglia , da percorrere in 24 ore. Purtroppo il giudice di gara indugia sulla partenza, facendoci perdere il momento propizio, e per ben due ore restiamo in acqua in attesa dello starter. Finalmente, incalzato anche da altri comitati in attesa di partire, alle 14.30 circa sirena e via . Vento praticamente assente con refoli a macchia di leopardo. La flotta explorer si divide in due, dal ramo est ( che si rivelerà migliore ) Alfred massimo e Roberto , dall'altro ramo Fiorenzo e Guido, che dapprima restano inesorabilmente indietro, poi con un salto di vento riescono a recuperare gran parte della flotta. Metro dopo metro, si raggiunge la prima boa a Domaso, Quando il Dio Eolo, con fare beffardo, decide di accontentare le richieste mal celate di vento da parte dei contendenti. In questo frangente  il timone di Annina si rompe, costringendo il sottoscritto al ritiro. Cala il buio dove, in un cielo stellato, i sorrisi per il vento ritrovato, si trasformano in smorfie di sforzo, nel tentativo di governare le barche contro venti rafficati a 30\ 40 kn. Nonostante le difficoltà ci si tiene in contatto telefonico, per tranquilizzarci a vicenda sul buon andamento della regata. L'organizzaziione ha  comunque attivato un ottimo servizio di assistenza, con gommoni e moto d'acqua, pronti a dare una mano ai malcapitati che necessitavano di assistenza. Verso mezzanotte il vento rinforzava ancora, ed alla spicciolata, gran parte dei concorrenti rientravano in sicurezza al porticiolo. I nostri eroi, vista l'impossibiltà di governare in sicurezza, con senso di responsabilità, si rifugiavano in approdi sicuri, ad eccezzione, di Roberto e 
  Gilberto Gagliardi , che con esperienza, e con un assetto che si dimostrerà vincente, proseguono la loro cavalcata trionfale, che entrerà nella storia della nostra Classe, ma soprattuto rimarrà indelebile nei loro ricordi più cari. Complimenti a tutti i partecipanti, complimenti ad un ottima organizzazione, con la speranza che dovrà divenire certezza, di aver messo le basi di una classe Explorer20 fatta di amicizia e passione per la vela.
Buon vento a tutti
Fiorenzo