lunedì 23 luglio 2012

Effetto Favonico

Prima di una veleggiata , è mia abitudine informarmi sulle previsioni del tempo. Sul web i siti dedicati sono numerosi ed abbastanza precisi, per cui con la dovuta attenzione, risulta difficile trovarsi impreparati. Sul lago di Como, dove navigo abitualmente, vengono a volte previsti i cosi detti EFFETTI FAVONICI . Gli esperti di metereologia sapranno perfettamente di cosa si tratta, ma per i meno " eruditi " in materia ecco dal forum di  meteonetwork una spiegazione sintetica ma precisa del fenomeno, che a vela può creare qualche insidia. Per cui se mai vi trovaste tra queste perfide correnti d'aria, prendete una bella " mano " alla randa , che male sicuramente non farà.



Il favonio è uno degli effetti più caratteristici delle zone che si trovano vicine a catene montuose.
Quando masse d'aria attraversano catene montuose, alcune grandezze fisiche subiscono delle modificazioni.
Quello che più colpisce l'osservatore è la variazione repentina della velocità del vento che si presenta anche irregolare e con raffiche che possono talvolta risultare molto forti. Spesso si osserva poi anche un incremento della temperatura.
Si è quindi portati a pensare che il favonio (o fohn) sia un vento caldo.
In realtà il favonio è un EFFETTO e non un vento.
Questo effetto (meglio sarebbe definirlo effetto favonico) si crea ogni volta che una massa d'aria è costretta ad attraversare una catena montuosa (Alpi, Appenini, Ande, montagne Rocciose, ma anche catene minori e di modesta elevazione).
Quindi la massa d'aria sulla quale si crea l'effetto è già in movimento.
I venti vengono classificati in funzione della direzione di provenienza.
Nelle nostre zone possiamo avere effetti favonici su tutte le correnti che hanno componente settentrionale (maestrale, tramontana e grecale).
Se, ad esempio, la massa d'aria che attraversa la catena alpina proviene da N siamo in presenza di correnti da tramontana.
In questo caso è più corretto parlare di effetto favonico su correnti da tramontana piuttosto che di fohn.
Molte volte l'effetto favonico non è accompagnato da un incremento della T o del vento.
Effetti simili a quelli favonici possono presentarsi anche su masse d'aria inizialmente ferme.
Spesso in inverno sono frequenti fenomeni di flusso di compensazione (meglio conosciuti col termine di gap flow) tra opposti versanti della catena alpina.
Può accadere infatti che a nord della Alpi sia presente aria più fredda (quindi più densa) nei bassi strati a causa del persistere di inversioni termiche e quindi si crea un gradiente barico tra i due versanti. Quando lo strato di aria fredda raggiunge la quota dei passi tende a colare lungo il versante sudalpino in quanto più pesante dell'aria circostante. Questo fenomeno è frequente ad esempio al passo del S. Bernardino.
Durante il percorso l'aria si riscalda per effetto della compressione adiabatica (la T aumenta di 1°C ogni 100 m di dislivello) e NON per effetto dell'attrito!
Tali correnti vegno anche definite catabatiche.
La grandezza che meglio evidenzia la presenza del fohn è la temperatura di rugiada, in quanto dipende esclusivamente dalla natura della massa d'aria. Quando irrompe "aria favonizzata" generalmente entra una massa di aria con caratteristiche diverse da quella preesistente (spesso è aria stagnate da più giorni sul catino padano). In generale le correnti provenienti dai quadranti settentrionali sono più fredde e secche e quindi hanno una temperatura di rugiada molto bassa e inferiore a quella dell'aria stagnante.
Ecco un esempio pratico: Calo drastico della temperatura di rugiada (o dew point temperature) in occasione di un recente espisodio di effetto favonico
Si nota il drastico calo da circa 17°C fino a -2°C.
Gli effetti sulla temperatura non sono così evidenti come in occasione di altri eventi
si nota in questo caso specifico un rinforzo del vento che però non risulta forte (velocità inferiore a 20 km/h).

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